domenica 29 marzo 2009

Una donna, un tempo, unica

Sola, se ne stava distesa su un immenso prato di lenzuola intonse, almeno quanto lei, meditando sul suo destino, ignoto come un passato ormai dimenticato.
Passato e futuro, lontani eppure confondibili tra loro, per chi ha smesso di guardare indietro, e al tempo stesso di coltivare speranze per il domani.
Una vita vissuta come fosse eterna. Ma eterna fu solo la convinzione di eternità nella quale si perdevano, una dietro l’altra, giornate, speranze ed incompiuti amori.
Giorno dopo giorno il tempo le ricordava il suo incedere, ma purtroppo chi sogna ad occhi aperti, è cieco di fronte alla realtà.
Una vita dilapidata nel comprendere chi poteva essere l’eletto. Quel unico Principe degno del suo universo, altrettanto unico, del quale si sentiva centro, e origine.
Impietoso, un giorno, il tempo la destò, ricordandole che in un futuro non lontano anche a lei sarebbe toccata la sorte di essere scelta.
Irruenta, la travolse la paura, la stessa che le aveva impedito di scegliere sino ad allora, forse per non incorrere in un errore, tanto temuto.
Ora fremeva, al pensiero che ricadesse su di lei la scelta di chi le era ignoto. E ancor di più tremava all’idea di non poter concedersi un ulteriore rimando, perché all’orizzonte non appariva ormai alcuna alternativa.
Tutta se stessa, la sua vita, il suo futuro nelle mani di un uomo uscito dal nulla a ghermirla con maestria e perfezione, così artefatta da sembrare vera.
Chi le avrebbe detto chi fosse realmente costui? Ma la risposta era già confezionata nella proiezione romantica di un futuro assieme, e null’altro voleva vedere.
La sua vita stravolta per effetto di un casuale incontro.
Sarebbe stato ridicolo quel pensiero, sino al giorno prima. Lasciare ogni cosa, le amiche, le abitudini, per seguire colui che rappresentava la sua ultima, forse, possibilità di agguantare una vita sfuggitale di mano, per una propensione all’eterna giovinezza, vissuta con uno sguardo sempre puntato verso il tramonto che doveva ancora venire.
Ma ora, ogni sole che scompariva dietro l’orizzonte, spandendo tutto intorno l’ultimo tepore estivo, le ricordava che l’autunno stava calando il sipario, e l’inverno solitario e gelido, era ormai incombente.
Con una sensazione di inevitabilità, stipata a forza dentro un cuore forse innamorato, se ne andò con lui.
Non si chiese stavolta se era l’amore vero, ossia l’ultimo oltre il quale non serviva cercare ancora. Scelse invece, di concentrarsi sul pensiero che sarebbe stato l’ultimo comunque.
Vinta, e conscia di non potersi più permettere di rimandare una vita divenuta con lei spietata, ringraziò l’ignoto destino per l’ultima chance concessa ad una donna, un tempo unica.

1 commento:

cucù ha detto...

non lo so, secondo me pretendi troppo da te stesso, forse sei uno di quegli italioti che vogliono scrivere il romanzo di una vita ma non leggono nulla.
voto finale: da rivedere previa disciplina littorea(cioè di lettura)