venerdì 1 ottobre 2010

L'amante immaginario...

Terse il finestrino dell’auto con un dito, dove uno degli ultimi raggi di sole la colpì, attraverso il vetro non più tanto appannato.
Il dito continuò la sua corsa su quella lavagna umida, lasciando una scia di parole senza senso.
Apparentemente.
Con un ansimo, una nuvola calda le uscì dalle labbra e ricoprì quelle lettere, mentre uno spasimo, le spinse la mano di nuovo sul vetro freddo dell’auto, forse alla ricerca di risposte. Ma su quella lavagna c’erano solo domande.
Le sue.
Era proprio lì, quando era finita…

Se ne stava in piedi accanto ad un lampione con i capelli mossi dal vento ed uno sguardo truce a segnarle il viso, corrugato e pensieroso. Un’occhiata sfuggente le cadde sul orologio e quella successiva si fisso' su un punto lontano e deserto. Nessuno.
Il suo pensiero fisso era che lui l’avesse bidonata di nuovo.
Il tramonto volgeva alla fine, esaltando il rosso dei suoi capelli corvini.
- Maledetto bastardo io giuro...- In quel istante suonò il cellulare e lei con un gesto istintivo, lo estrasse con un unico pensiero in testa. E' lui. Deve essere lui.

Lui.
“Sono qui da solo in pace con me stesso mentre contemplo questi spazi sterminati, silenti, ove la mia mente viaggia solitaria e imprendibile. D'un tratto mi scopro a sognare di voler condividere con qualcuno tutto questo. Quasi fosse l'unico modo per goderne appieno.
Ed in quel istante penso a te. Ma tu non sei qui, sei lontana mille miglia.
Quindi alzo il telefono e tu, dopo un istante, rispondi. E' un miracolo! Dopo la tua prima parola io ti vedo! Sei qui di fronte a me e mi sorridi. Se volessi potrei toccarti, ma non lo farò per non correre il rischio di rimaner deluso. Diamine che sorpresa pensare che sei qui quando un attimo fa ero solo, di fronte all’infinito...”

- Pronto sei tu? Perchè non parli, lo so che sei tu ... dove sei ? Guarda che metto giù…stronzo!
Clic.

“Ma tu non sei qui. E così come sei giunta te ne vai, non appena la tua voce sparisce. Era una finzione, solo uno scherzo della mia mente.
Non lo so ma in fondo che importanza ha? Per me tu eri qui.”

Driin…

“- Amore scusami, ero io si… e stavo soprapensiero. Non ci crederai ma stavo pensando a te...”

Uomini. Rimango rapita dalla sua voce. Le sue prime parole mi incantano e non so più ora dove stia il confine tra verità e menzogna e quello che e' più assurdo è il fatto che non voglio saperlo. Ci credo e basta.
- Ah burlone dove sei? E’ più di un ora’ che ti aspetto, stavo impazzendo...

“Perdonami amore ma come posso dirti il vero? Non cosi, non subito, no, sarebbe crudele ma quel che è peggio ...è che non so se mai ci riuscirò.
- Mia cara io ti vedo benissimo ma tu invece no, forse non puoi o magari non vuoi vedermi...”

- Ma cosa stai dicendo ..dove ti sei nascosto, non ti vedo !.. Mostrati, basta con i tuoi scherzi, non ne posso più!
“- Cercami dietro qualcosa se non riesci a vedermi. Suvvia non è difficile.”
- Ma allora sei qui, burlone! Dove sei? Fatti vedere che ho voglia di stringerti… ho voglia di te…

“Certo anch’io. Notti e notti passate assieme, di una passione feroce ma mai consumata. Destino infausto. Ad ogni modo, questo non è più possibile ormai, non mi resta che un ultimo gioco, e forse un’ultima volta per parlarti, sentendoti ancora mia, prima che tu svanisca assieme a tutto il resto, ed io di nuovo rimanga solo, qui, a contemplare la mia vita che scorre dietro questi silenzi…”

- Ma allora dove sei finito? Parla! Smettila di stare in silenzio all’altro capo della linea..!

“- Io parlo sei tu che non mi senti, non mi ascolti. Non mi hai mai ascoltato del resto. In fondo io te l’avevo detto.”

- Detto cosa?

“- Ah, niente. Stavo parlando tra me e me.”

- Ma allora lo fai apposta! Cosa ti passa per la testa? Sento che c’è qualcosa che non va, non sei come al solito, dimmi che cos’hai… così mi preoccupi.

“Parlarti? E tutte le volte che abbiamo parlato, a cosa è servito?
Eppure sento al tempo stesso che glielo devo, e quindi per un’ultima volta farò questo sforzo e …dirò la verità, si, solo la nuda e cruda verità.
- Ma ti rendi conto che tu non esisti? Io sto parlando al telefono da solo! Se la gente lo sapesse, mi rinchiuderebbero.”

Il silenzio si spostò all’altro capo della linea. Ma solo per un attimo, poi lei con voce grave come chi non ha più voglia di giocare, sentenziò:

- Lo so. E’ per questo che ti ho suggerito di far finta di stare al telefono quando parli con me, almeno non ti crederanno pazzo.

“- Già, pazzo. Solo tu comprendi il mio genio. La particolarità di me che parlo con chi forse non esiste fa di me un uomo diverso e al tempo stesso unico. Basta questo a dire che sono superiore a quelli che vorrebbero rinchiudermi in un antro. E questo solo perché loro sono così ciechi che non riescono a vedere altro che quello che possono toccare.
Chi può dire che ciò che non ha una sostanza tangibile al tatto, non esista?
Non possono nemmeno ipotizzare per un istante che esista qualcuno che non si possa toccare.
Nessun altro uomo ti può vedere oltre a me, mi capisci? Neanche chi, come me, ha la dote, che loro chiamano follia! Vedere e parlare con qualcuno che per tutti gli altri non esiste… Tu esisti solo per me!”

- Certo come gli angeli. Ciascuno ha il suo. Tu dici bene, anche altri hanno questa dote. Forse Ia stessa… Cosa pensi, che tutti quelli che vedi per strada stiano parlando al telefono con qualcuno? Almeno uno su quattro di loro ha il telefono spento, te lo dico io.
Stanno facendo finta. Questa è la prova che tu non sei folle! Sei raro. Tu vedi il tuo “angelo”...o chiamalo come vuoi…come molti altri vedono e parlano con il proprio.
Se quindi volevano dimostrare la tua follia dicendo che sei diverso da tutti, eccoli serviti, ce ne sono molti altri oltre a te.

“- E tutti vedono solo il proprio allora… e non quello degli altri?”

- Cosa c’è di così strano? Non capisco. Si accetta l’idea che non vi sia un umano uguale ad un altro in tutto il pianeta, che le impronte digitali siano uniche, e sembra assurdo che alcuni abbiano il proprio Angelo, amico… o amante immaginario che sia!
Ognuno di voi è un universo, con le proprie regole fisiche, le proprie stelle, e ciascuno del proprio universo è Signore, unico ed incontrastato. In altre parole Tu sei come Dio.
Solo Tu sei Dio nel tuo universo. Ogni cosa dipende da te. Puoi distruggerlo in un attimo, oppure cambiarne le regole. Puoi decidere di non vedermi più, o di avere altre cento come me. Nessuno può impedirtelo. Nessuno può entrare nell’Universo della tua mente, dove tutto dipende solo da te.

“- Tutto dipende da me. Già… E’ per questo che ho scelto di telefonarti, invece che di vederti.”

- Ma avevamo un appuntamento…Aspetta, quindi non sei qui?!

“No non sono li. Non avevo il coraggio di tagliare di persona. Non ce l’avrei mai fatta. Chiamami codardo se vuoi, ma credo che in fondo la via che ho scelto sia la migliore per entrambi. E mi è costata molta fatica, più di quanta tu non creda.
- No, non sono li. Ma non ti preoccupare, non ti ho fatta venire per niente. Dietro un albero, alle tue spalle, sotto un masso, c’è una lettera. E’ per te. Io spero tu capirai, dopo averla letta.
- L’hai trovata?”

Ansia. Frenesia. Sorpresa.
- Si. Ma questo cosa significa? Non me lo potevi dire a voce quello che hai scritto? Ti metti a fare i giochini adesso?

“Aprila suvvia. Dì qualcosa. E’ curioso pensare che quelle che tu sceglierai, saranno le ultime parole che sentirò uscire dalle tue labbra.”

- Ok, ora la apro. Sempre meglio leggere che stare al telefono con uno che non parla.

“Simpatico epilogo direi…
- Bene ho concluso. Allora, metto giù.
E dopo un ultimo sospiro, che avrebbe voluto durasse in eterno, disse: Addio...”

“Quando leggerai questa lettera, vorrà dire che non avremo più modo di sentirci. Ho deciso così. Questa potrebbe essere una lettera d’addio oppure un testamento. Dipende.
Ho le idee confuse a riguardo.
Se infatti è vero quello che ci siamo sempre detti, allora scusami, perché ho dovuto fare questa scelta. Voglio avere una vita normale. Non posso certo pensare di fare una famiglia e passare il tempo ad un telefono spento, parlando con qualcuno che per gli altri non esiste. Sarebbe insostenibile. Mi hai dato tanto si, questo te lo devo. Come vedi le cose tu, non le vede nessun altra, lo ammetto. Tuttavia tu non mi capisci. Non vuoi capirmi. Io ho bisogno dei miei spazi e tu mi stai sempre addosso, sei quasi onnipresente.
Hai detto anche che avremo potuto avere una famiglia, se solo io l’avessi voluto veramente. Avere dei nostri bambini. Rimanere sempre assieme. Anche qui hai ragione, avrei potuto. Ma dove avremmo potuto vivere in queste condizioni? Su un’isola deserta? Forse. Solo in un posto del genere non mi… o ci, avrebbero rinchiuso.
Ma più di questo è un’altra cosa che mi ha sempre terrorizzato.
Io non sono certo al cento per cento di esistere.
E se… fossi io il tuo amante immaginario? In fondo tra noi due, quella che ha le idee sei tu. Io non riesco a darti torto. Come può essere vero quindi, quando tu dici, che io sono l’unico Dio del mio universo, se non sono neanche capace di convincere quella che dovrebbe essere una creazione della mia mente?
Forse tu dici così, per convincermi che la realtà è quella in cui io vivo, perché sai che impazzirei se sapessi di essere solo il frutto della tua mente eccelsa. Questo pensiero mi strugge. Da tempo.
Io devo sapere.
E c’è un unico modo per farlo.
Per questo ti dico che questa lettera potrebbe essere il mio testamento. Sono pronto.
Ti prego sii onesta. Non lasciarmi nel limbo. Se veramente ho ragione, lasciami sparire con tutto il mio mondo, e tutto l’universo che ho creato a tua immagine e somiglianza. Se tu sei l’unico vero Dio di questo Universo, e null’altro c’è di vero, nemmeno me stesso, quando finirai di leggere questa lettera, prendi il foglio, arrotolalo attorno al mio mondo, e gettami via con esso. Solo questo ti chiedo.
Bene. Sono pronto. La lettera è giunta alla fine…”

Nell’auto i vetri erano ormai appannati come i suoi ricordi. Lei, rilesse su quei vetri alcune frasi, che le sue dita avevano tracciato, prima di rimettere in moto l’auto e cancellarle per sempre...

“E se vi fosse infine un punto di vista più in alto, dal quale osservare questa vita come una piccola cosa, un ricordo lungo quanto una giornata, da una prospettiva eterna come può essere una vita intera rispetto ad un solo giorno…?!”

“Amore, anche tu eri unico, come nessun altro, ma ora ti ricordo come un giorno al pari di tanti altri, offuscato dal tempo, nostro alleato nei ricordi più amari, per poi metterli tutti uno a fianco all’altro, senza vincitori né vinti…”

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